La lezione di danza
La lezione di danza fa parte del ciclo di diorami volti a mettere in scena le abitudini e i costumi tipici della classe borghese dell’epoca, mantenendo così, come le scene rappresentante negli altri diorami, la finalità educativa e pedagogica. La cornice del diorama in questione attira lo sguardo e l’interesse dello spettatore in quanto si differenzia dalle altre per il suo stile eclettico che richiama l’elegante gusto neoclassico, dato dall’elaborato motivo fitoforme e dalla mancanza di elementi tipici dell’Art Nouveau. La messa in scena del diorama è accentuata dalla presenza del sipario alla francese, anch’esso impreziosito da dettagli floreali che richiamano ancora lo stile neoclassico. Quest’ultimo permette di osservare un secondo sipario dipinto sul fondale, di un blu tenue, che crea un effetto di mise an abyme con il sipario in primo piano, così come nel diorama Nel negozio di ventagli.
In particolare, vediamo qui rappresentata una lezione di danza all’interno di un salotto dell’alta borghesia francese, di ambientazione sette-ottocentesca. In primo piano spiccano due bambini, maschio e femmina, impegnati in un balletto di coppia e diretti dallo sguardo attento del Maître de ballet [1] sulla destra. Le figure sopra citate sono tutte in abiti settecenteschi, tra i quali notiamo la giacca di velluto scuro del maestro, con ornamenti dorati sulle maniche e sull’abbottonatura, da cui si intravede uno jabot bianco di pizzo e merletto. Anche il bambino indossa un abito simile, caratterizzato da calzoni aderenti, giubba e camicia con jabot. Dietro il maestro si intravede un’altra figura maschile di dimensioni minori che sembra affacciarsi dal sipario, forse il padrone di casa che assiste alla lezione e che conferisce alla scena un’idea di dinamicità e movimento da destra verso sinistra.
Un Arlecchino
Colpisce particolarmente la figura giovanile che si erge in piedi sulla destra, con in mano una chitarra, che si differenzia da tutte le altre figure per il vestito dai colori accesi, in contrasto con le tinte tenui della scena e che sembra ricordare la maschera dell’Arlecchino, mostrando visibilmente il collegamento con il mondo del teatro, in particolare con le scene di rappresentazione arlecchinesca della Commedia dell’Arte. Inoltre, questa maschera, caratterizzata sin dal Cinquecento da una forte presenza scenica e da un uso accentuato del corpo e della gestualità, potrebbe essere un rimando all’esercizio della danza.
Spostando lo sguardo verso sinistra, dietro la pianta, si nota un bambino con un tipico abito settecentesco in velluto verde e un’acconciatura di lunghezza medio-lunga, molto comune tra i fanciulli di quel periodo. Per quanto riguarda le figure femminili, in primo piano si può osservare la bambina impegnata nel balletto e la bambina alla sua destra intenta a guardare il maestro, vestite entrambi in abiti sette-ottocenteschi, con gonne ampie e sontuose e un nastro legato in vita che attribuisce maggiore eleganza al portamento delle figure. A partire da sinistra, davanti a un separé neoclassico pieghevole e con motivi fitoformi, si vede una signora, forse la nonna dei bambini, da cui emerge il rosso dell’abito in velluto, contornato da un foulard bianco in pizzo e un copricapo aderente da cui fuoriescono i boccoli, acconciatura femminile tipica della moda del secolo. Ai lati della signora seduta, si notano due bambine, una in piedi sulla destra, l’altra sulla sinistra appoggiata con il braccio sulle sue gambe.
Si impone sulla scena un’altra figura femminile, probabilmente la padrona di casa, che indossa il tipico abito femminile della moda parigina del tempo, composto da tre pezzi: un bustino stretto, scollato, sopra il quale viene cucita la pièce d’estomac, un davantino triangolare molto decorato e una gonna a cupola. Altro particolare ben visibile è il cappello, rifinito da piume e fiocchi.
L’ultima figura femminile si può osservare solo guardando da sinistra, accanto alla figura del maestro, intenta a leggere mentre sorride, la cui eleganza e maestosità vengono accentuate da un vestito fastoso sui toni dell’azzurro e contornato da dettagli floreali che richiamano il fiore posto sul capo. La moda femminile del tempo è ricca di cocche, nastrini, fronzoli, pizzi, fiori finti che vanno ad arricchire la struttura dell’abito, creando qualcosa di assolutamente stravagante ed eccessivo, mettendo in risalto la fantasia, la creatività e la bellezza femminile, il tutto sostenuto dal panier, che attribuisce maggiore pomposità all’abito.
L’arredamento, perfettamente in linea con lo stile degli abiti, è di gusto rigorosamente neoclassico, come lo dimostrano il tavolino centrale stile impero con il piano in marmo e i decori in oro e le due sedie ai lati, di epoca Luigi XV. La sedia del maestro appare differente dalle altre due centrali per il prevalere del colore bianco e dei disegni floreali, in stile Luigi XVI.
Sguardo in macchina
Alla stessa linea stilistica sono riconducibili la parete del fondale, affrescata da archi, cornici, nastrini e motivi fitoformi e la caminiera, centrale nella scenografia, nella quale emergono i due vasi neoclassici poggiati sopra la mensola del caminetto e lo specchio di forma circolare, anch’esso in stile Luigi XVI, che richiama l’attenzione dello spettatore, quasi per attirarlo e sedurlo, grazie a un gioco di sguardi che attraversa tutto lo spazio scenico del diorama. Tale tecnica si può trovare anche in altri diorami della collezione, dove ricorre una figura femminile identica che guarda dritto negli occhi lo spettatore, seducendolo e rendendo il diorama una realtà proto-filmica [2].
Come nel diorama Nel negozio di porcellane, si nota qui la raffigurazione dell’amorino sulla caminiera, centrale sopra lo specchio e anche in questo caso simboleggia l’amore coniugale e familiare e rafforza l’ambientazione neoclassica di tutto il diorama.
[1] Durante i primi secoli di consolidamento delle compagnie di balletto, tra il XVIII secolo e il XX secolo, il ruolo del primo maestro di balletto si riscontra per la prima volta nella figura di primo coreografo, figura paragonabile all’attuale direttore artistico. I compiti di quest’ultimo erano la creazione di danze e la scelta delle opere e lavorava a stretto contatto con il compositore, insegnando ai ballerini le figure e i diversi stili richiesti. Fu questo il prototipo, modificatosi nel corso del tempo, del maestro di balletto: una figura responsabile dell’intera direzione artistica, in particolare del gruppo dei ballerini e del gruppo teatrale.
[2] Nella tecnica cinematografica dell’ interpellazione si realizza la formula “io guardo te”, ossia lo sguardo in macchina. Si tratta di una tipologia di sguardo abituale nel cinema delle origini, la cui finalità consisteva nel coinvolgere maggiormente lo spettatore ma in seguito interdetta perché in grado di svelare il carattere artificioso del linguaggio cinematografico.